Inquadramento storico
Di inquinamento sono ormai parecchi anni che se ne sente parlare. E' però circa in corrispondenza del passaggio da ventesimo a ventunesimo secolo, che esso acquista “la veste” che conosciamo, e che le cosiddette “polveri sottili” diventano il grande spauracchio. Il primo riferimento alle polveri fini (altra denominazione delle polveri sottili) che siamo riusciti a trovare tra le fonti a noi disponibili risale al 1999. In esso già si parla di blocchi della circolazione privata, deciso dall'allora presidente della Lombardia Roberto Formigoni, nei comuni delle aree omogenee di Milano e di Como per cercare di ridurre le concentrazioni di tale inquinante e del biossido di azoto. Ancora, però, in un articolo di Repubblica del 2000 le polveri sottili vengono citate come “un inquinante finora sottovalutato”. Incidentalmente anche in tale articolo si parlava di blocchi della circolazione privata finalizzati a ridurre l'inquinamento.
Fin dall'inizio il problema inquinamento è sempre stato presentato come estremamente acuto, mediante articoli fortemente allarmistici, intrisi di termini forti che illustravano scenari a dir poco catastrofici. Già allora l'inquinamento “strangolava” le città e il PM10 “soffocava” la gente. Nell'articolo di Repubblica sulle quattro Domeniche a piedi dell'anno 2000, si dice che:
"... studio condotto in Francia, Austria e Svizzera l'esposizione al traffico comporta ogni anno: la morte di 21 mila persone sopra i 30 anni nei tre paesi per malattie respiratorie e cardiache (più del doppio delle vittime degli incidenti stradali); 300 mila casi di bronchite nei bambini; la perdita di 16 milioni di giornate lavorative; un costo complessivo stimabile attorno all'1,7 per cento del prodotto interno lordo, cioè 50 mila miliardi di lire."
E tutto ciò senza neanche tenere conto delle polveri fini, che in seguito sarebbero diventate la vera bestia nera della salute e la causa di ogni male. Da lì in poi, infatti, ogni inverno sui giornali sono comparsi articoli ed interviste a soggetti presentati come esperti, che elencavano numeri degni di un bollettino di guerra per descrivere gli effetti dell'inquinamento sulla salute. Articoli sempre molto confusi e ultra-precisi allo stesso tempo, con numeri che ogni anno differivano da quelli comparsi negli articoli omologhi degli anni precedenti, e in cui mai si spiegava bene l'origine di tali numeri. Torneremo meglio su questi punti più avanti.
Altra cosa che merita di essere notata è il fatto che fin dall'inizio l'inquinamento è stato presentato come associato, anzi dovuto, principalmente se non esclusivamente, al traffico veicolare, e in particolare a quello privato. Chi avesse voluto cercare dati sperimentali a favore di tale tesi, o rimandi ad articoli che ne contenessero, sarebbe rimasto a bocca asciutta. La cosa veniva già allora data per scontata, e nessun giornalista riteneva valesse la pena di porre domande a riguardo ai presunti esperti. La cosa era ovvia e basta!
Curiosamente, ai tempi, gli unici ad avere dei dubbi erano una parte dei politici e degli amministratori locali. Sempre sull'articolo di Repubblica sulle quattro Domeniche a piedi si legge che a tale iniziativa:
"le amministrazioni di Milano e Bologna che hanno aderito all'ultimo momento"
Ben diversa la situazione appena qualche anno dopo, nel 2004, quando, dopo un ennesimo blocco della circolazione privata domenicale, lo stesso Albertini, che anni prima si era dimostrato tentennante, dichiarava:
"La Regione Lombardia, a differenza dalla Regione Lazio, ha colto in anticipo i segnali che arrivavano dalla legislazione europea"
E sottolineava di aver concordato nei giorni precedenti, con l'allora sindaco di Roma Veltroni, “iniziative comuni nella lotta all'inquinamento”. Veltroni, dal canto suo, magnificava gli effetti del contemporaneo blocco a Roma, che, secondo lui, avrebbe ridotto l'inquinamento di ben il 50% in un sol colpo.
In breve tempo l'inquinamento urbano divenne oggetto di accese discussioni fra gli schieramenti politici e i loro appartenenti. Da parte della minoranza di turno, sia che si trattasse del Comune di Milano, sia che si trattasse della provincia di Milano o della regione Lombardia, vi sono state perciò reiterate accuse alla maggioranza di non fare abbastanza per risolvere il “gravissimo problema” dell'inquinamento. Allo stesso tempo, le varie maggioranze hanno sempre risposto magnificando le misure da loro introdotte, e criticando le amministrazioni sopra di loro, o di altre parti d' Italia, di colore politico opposto al loro, per portare acqua al proprio mulino politico.
Le misure proposte nel corso degli anni sono sempre state le stesse, quasi tutte rivolte contro il traffico privato. La cosa curiosa è che, a turno, ogni misura è stata proposta in tempi diversi da tutte le diverse forze politiche, le quali, ogni volta, criticavano le misure proposte dagli altri, salvo poi proporle a loro volta passato un certo tempo.
La cosiddetta società civile sembra non avere mai avuto dubbi a riguardo alle fonti dell'inquinamento in città. Quasi ovunque si parla, o si è parlato, di inquinamento urbano, esso è di regola stato presentato visivamente attraverso immagini in cui compaiono automobili, meglio se incolonnate. Tanto per citare due esempi, la pagina di introduzione al problema dell'inquinamento urbano sul sito La mia aria e questa pagina dal sito Peace Reporter.
Il più delle volte, per rendere meglio l'idea, vengono presentate foto di colonne di auto con il motore freddo che emettono vapore acqueo. Trattasi in questo caso di auto a benzina, che a priori non producono quantità significative di polveri sottili. Per colpire meglio l'immaginazione del pubblico, il messaggio veicolato è perciò tre volte fuorviante: le automobili sono sono le principali cause dell'inquinamento (falso!), le auto in coda emettono nuvole di fumo (falso, è vapore acqueo!), le auto a benzina emettono polveri sottili (falso, le emettono solo le auto Diesel!).
Esempio:
(il “fumo” è bianco, ergo è quasi certamente vapore acqueo)
Per quanto riguarda le associazioni ambientaliste ed ecologiste, esse sono le più convinte sostenitrici delll'idea secondo cui è l'automobile privata il principale responsabile dell'inquinamento nelle nostre città. Essa è colpevole anche quando i dati che loro stessi forniscono dicono il contrario. E' il caso, ad esempio, di questa pagina di Legambiente, dove inizialmente si dice che “i maggiori responsabili sono soprattutto le automobili”, e poi dagli stessi dati presenti nell'articolo, si evince che alle auto andrebbe ascritto solo l'8% dell'inquinamento. E ciò su scala evidentemente annuale. Tale percentuale, quindi, non può che essere ancora più bassa in inverno, con gli impianti di riscaldamento accesi!
L'antipolitica, in questo caso, sembra andare in perfetta sintonia con la politica. Sul blog di Beppe Grillo si può leggere ad esempio “Milano muore di smog e i politici si auto-assolvono”. E la prima frase dell'apocalittico articolo è ancora più spinta: “Milano è una camera a gas e la gente muore. Se ne stanno accorgendo tutti, non solo i malati.”
Con questi presupposti è chiaro come l'inquinamento a Milano sia balzato ai primi posti delle tematiche legate alla politica locale. Alla fine, almeno a medio termine, se si ripete sempre una affermazione, in tanti finiscono per crederla vera. Anche perché non tutti hanno tempo e possibilità di approfondire, cercare e analizzare i dati, confrontare articoli diversi. E così molte persone ormai sono pronte a giurare che l'aria di Milano è inquinatissima, magari adducendo come prova ultima e inconfutabile i dati provenienti dallo strumento di misura rappresentato dal… loro naso!
Sono perciò più di dieci anni che si lotta, almeno a parole, contro il problema dell'inquinamento. In tutto questo tempo ci si è accaniti enormemente sul traffico, specie quello privato. Intere classi di auto sono state letteralmente spazzate via (per finire magari semplicemente vendute all'estero) da divieti di circolazione sempre più severi. Molti cittadini hanno dovuto rottamare il loro veicolo, benché ancora perfettamente funzionante, dovendo poi spendere migliaia e migliaia di Euro per un veicolo più nuovo, oppure rinunciare a possedere un'auto propria, con tutti i conseguenti disagi.
Il fatto che il traffico sia stato considerato la principale causa dell'inquinamento urbano è stato utilizzato, esplicitamente o implicitamente, per far accettare misure onerose o che hanno creato disagi a molti cittadini, ad esempio il parcheggio a pagamento (ormai in quasi tutta la città di Milano), la chiusura di strade al traffico privato, l'eliminazione di innumerevoli posti per parcheggiare per fare posto a piste ciclabili (la “mobilità sostenibile”) di dubbia utilità.
Il fatto che la cura non abbia mai dato alcun risultato è stato sempre preso dai suoi propugnatori non già come indizio della sua inadeguatezza, ma unicamente come lampante dimostrazione che essa veniva somministrata in maniera troppo blanda. Curiosamente, quasi nessuno ha avuto da ridire su tale interpretazione, e sui possibili motivi di ciò parleremo più avanti.
:copyright